I percorsi di training per i docenti e i formatori non sono molti e spesso si basano su tecniche e testi ormai superati; chi si occupa di formazione esperienziale ha un panorama di scelte per imparare e migliorare ancora più ridotto.
Al formatore tradizionale vengono richieste le medesime capacità degli insegnanti: riuscire a tenere sveglia l'aula e cercare di trasferire in modo semplice e chiaro la lezione.
Nella formazione esperienziale queste sono qualità minori; il formatore deve infatti possedere qualità da leader, deve saper intrattenere, coinvolgere e gestire le dinamiche di gruppo.
In una sessione di training tipica, sia i formatori che gli allievi, devono affrontare esperienze dirette di vario genere, da cui estrapolare tutta una serie di elementi utili per migliorare le proprie abilità, aumentare le proprie conoscenze e ridefinire i valori.
Mentre nella formazione tradizionale gli allievi sono solitamente passivi e spesso annoiati, nella formazione esperienziale il gruppo è attivo, protagonista, coinvolto nella sua stessa formazione secondo il principio del learning by doing.
In questo modo, il processo di apprendimento utilizza la possibilità di imparare dalle conseguenze spontanee, dagli errori come dai successi delle varie sfide e situazioni in cui si trovano il singolo e il gruppo.
L''apprendimento vero e proprio si completa quando queste esperienze, vissute in prima persona, sono seguite dalla fase di debriefing: riflessione, discussione, analisi critica e sintesi sono fondamentali.
Affinché questo processo si svolga nel migliore dei modi, il formatore esperienziale deve riuscire ad ottenere la fiducia e il riconoscimento del gruppo, altrimenti le tensioni interne all'aula e un clima non collaborativo vanificano l'intera sessione.
Davide & Gianni
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