mercoledì 27 febbraio 2008

Creatività e Innovazione: un'alleanza vincente

Al giorno d'oggi per garantire il successo ad un'azienda, non basta più saper lavorare bene.

Certo la qualità rimane un fattore fondamentale, ma se abbandonata a se stessa, è destinata a inaridirsi e ad essere superata.

Per questo motivo mi piace parlare di qualità innovativa: una qualità di prodotto che grazie all'uso della creatività ne risulta migliorata, potenziata, nuova.

La creatività rende i nostri punti di forza diversi da quelli della concorrenza: ci dà un vantaggio, una velocità in più.

La qualità innovativa è frutto del lavoro creativo di tutta l'azienda: non è appannaggio di una cerchia di consulenti esterni, che arrivano e Vi dicono esattamente cosa dovete fare, ma del lavoro di squadra di tutte le persone coinvolte nella nostra attività.

La qualità innovativa diventa quindi un vero e proprio valore, un bene: grazie ai facilitatori le risorse aziendali possono sviluppare il prodotto e trovare nuove soluzioni attraverso la creatività.

La creatività non è una banale novità. Grazie ad essa infatti, il prodotto o l'idea assumono un nuovo significato, una nuova dimensione: vengono esaminati sotto nuovi punti di vista e da inquadrature differenti che ne danno una visione completamente diversa.

Dove trova applicazione la creatività? Qual'è la qualità innovativa che ne deriva?

Se pensiamo ai pubblicitari, la creatività permette di stupire e fare centro.

Se pensiamo ad un'azienda, la creatività permette di trovare soluzioni alternative per affrontare e vincere la concorrenza.

Per chi lavora nel mondo del design o della progettazione, permette di produrre nuove idee e soluzioni concrete nell'ambito lavorativo.

Per chi ha fatto del problem solving, la propria attività, la creatività aumenta esponenzialmente le possibilità di trovare una soluzione vincente.

Per chi lavora nella formazione, la creatività fornisce ottimi spunti per creare strumenti ed esercizi sempre più efficaci per spiegare concetti, motivare e proporre cambiamenti.

La qualità innovativa è la chiave verso il futuro.

Siete pronti ad entrare consapevolmente nel terzo millennio?

domenica 24 febbraio 2008

L'idea magica

Un'idea magica è un'idea fantastica che lascia a bocca aperta: rappresenta la soluzione ideale al nostro problema, se potesse essere realizzata.

L'idea magica è quell'idea che ci verrebbe naturale pensare se avessimo tra le mani la bacchetta magica di Harry Potter o il libro di magia con tutti gli incantesimi conosciuti e non.

L'idea magica è un'idea potenziale, è un sogno che non si può concretizzare: quello che possiamo fare, è cercare di andarci più vicino possibile.

L'idea magica perfetta è sia il nostro punto di partenza che in un certo senso la nostra destinazione.

Il nostro lavoro è quello di partire da questa idea e poi trasformarla in una soluzione creativa.

C'è differenza tra soluzione e soluzione creativa? Direi proprio di sì.

La soluzione creativa è una soluzione che risponde a tutte queste quattro caratteristiche:

  • pratica

  • interessante

  • efficace

  • realizzabile


L'idea magica non si trasforma da sola in soluzione creativa, ma grazie ad una serie di strumenti di problem solving e solution finding, il cammino è tutto in discesa.

sabato 23 febbraio 2008

La creatività: uno sguardo da vicino

Per centinaia di anni l'uomo ha accettato passivamente l'affermazione: "o si è creativi e fantasiosi, o si è razionali e concreti".

La creatività era quindi considerata come una specie di talento innato o di una abilità soprannaturale: o la possiedi oppure non la possiedi.

Fortunatamente, il progresso e l'evoluzione della conoscenza scientifica e delle tecniche di ricerca, hanno permesso di arrivare ad una serie di scoperte in sequenza che hanno portato all'attuale definizione della creatività.

Oggi possiamo quindi affermare che la creatività è

  • una abilità

  • una caratteristica del pensiero

  • è il patrimonio di ogni individuo

  • possiede modalità specifiche di funzionamento


La creatività può essere appresa, sviluppata, potenziata e comunicata.

Tutti siamo creativi, ma non allo stesso modo: alcuni di noi prediligono lo strumento verbale, altri preferiscono scrivere, altri ancora si esprimono con la musica o la grafica.

Alcuni si sentiranno più orientati verso la generazione di qualcosa di nuovo, altri saranno più interessati a migliorare un oggetto esistente, altri si sentiranno a loro agio nel campo dell'immaginario e così via.

Cosa possiamo quindi fare con la creatività? A cosa ci serve? Dove possiamo applicarla?

L'uomo quotidianamente si chiede centinaia di volte "che cos'è?" e grazie alle domande che si è posto, ha saputo comprendere il mondo in cui vive e ha trovato le risposte.

Più di recente si è scoperto che c'è una domanda molto più interessante che spesso affiora nelle nostre menti: "come posso fare per cambiarlo?".

E' questo l'approccio nuovo che ci permette di affrontare le sfide trovando soluzioni innovative.

E' proprio grazie alla creatività che siamo in grado di rispondere a questa domanda:

  • possiamo produrre idee, soluzioni, applicazioni

  • possiamo migliorare la nostra vita e il mondo in cui viviamo


Dopo aver risposto tantissime volte alla domanda "che cos'è?", siete pronti adesso per cimentarvi con "come posso fare per cambiarlo?"

mercoledì 20 febbraio 2008

Marketing & Creatività

Il marketing tradizionale sta perdendo colpi.

Tutte le soluzioni classiche di promozione e advertising sono state provate e riprovate in tutte le salse.

Anche il mondo Internet è stato contagiato da questa "malattia": i formati dei banner cambiano, la sostanza rimane la stessa.

Ci vuole qualcosa di diverso, innovativo, una vera novità: un nuovo approccio al prodotto, un nuovo modo di comunicare con i potenziali Clienti.

Voglio spingermi oltre, c'è bisogno di un'idea geniale, e se sono due, ancora meglio.

La logica ci aiuta poco e replicare soluzioni sperimentate in passato in casi simili, non possono di sicuro portare una ventata di aria fresca.

Il marketing è morto?
Quello tradizionale sì!

Quando il noto e conosciuto è stato utilizzato fino a stancare, bisogna cambiare totalmente approccio, innovare e creare da zero.

Per creare serve la creatività.

Utilizziamo la creatività nel modo corretto e avremo soluzioni che lasciano a bocca aperta clienti e utenti finali.

Chi pensa che il marketing sia solo una questione di numeri e che la creatività sia solo una "cosa per creativi" è totalmente fuori strada.

La creatività serve al marketing per cambiare marcia, per accelerare, per bruciare la concorrenza e vincere con un distacco netto.

La creatività, ad esempio, ci permette di prendere due idee di partenza entrambe superate e di combinarle in un modo nuovo per ottenere una soluzione nuova e vincente.

La creatività ci permette di prendere una strada del tutto inesplorata e di vedere dove ci porta: giunti a destinazione troveremo un tesoro inaspettato.

La creatività ci dà un'ulteriore certezza: l'unicità della nostra soluzione arricchita da un ventaglio di enne possibili altre idee tutte da percorrere.

lunedì 18 febbraio 2008

L'esperienza del facilitatore

Attualmente non esiste un percorso formativo per i facilitatori, ma come abbiamo detto in un nostro precedente articolo, anche i percorsi di training per i formatori esperienziali sono davvero pochi.

Il facilitatore ha un ruolo diverso rispetto al formatore esperienziale.

Il suo compito non è quello di formare delle persone o di far loro modificare atteggiamenti o comportamenti.

Il suo ruolo è quello di condurre il gruppo verso un obiettivo fornendo strumenti, applicando tecniche, incoraggiando, frenando, indirizzando.

Avete presente il marinaio che governa la sua nave? Sono il vento e le correnti che la spingono, ma è lui che decide la direzione, che mantiene la rotta, che sceglie il porto dove attraccare.

Il facilitatore controlla che la direzione sia quella giusta e interviene solo per correggere la rotta: si occupa quindi di stimolare il gruppo e suggerisce modi per farlo uscire dalle eventuali secche o evitare che finisca sugli scogli.

Quali sono le qualità richieste ad un facilitatore?

Tutte quelle richieste ad un formatore esperienziale con in più una visione sistemica e una conoscenza ampia del contesto nel quale è chiamato a intervenire.

Il facilitatore assomiglia molto all'uomo del Rinascimento dotato di competenze psicologiche di gestione delle dinamiche di gruppo, capacità di animazione e di public speaking, sensibilità ed empatia, maturità personale ed esperienza maturata nel mondo dell'impresa, capacità di ascolto e di sintesi, curiosità, un buon metodo, un buon background tecnologico e culturale e soprattutto capacità di gestire l'angoscia dell'ignoto.

Come avete potuto vedere, qui ricompare l'analogia con il nostro marinaio.

Non esistono scuole per diventare bravi marinai.

E' necessario imbarcarsi, solcare il mare, affrontare il vento, vincere la paura di un territorio sconosciuto, confidare nelle stelle e... credere che là, da qualche parte, c'è la terra.

Davide & Gianni

domenica 17 febbraio 2008

Il creative problem solving

Cos'è il Creative Problem Solving (CPS)?

Per rispondere a questa domanda utilizzo ladefinizione tratta dal sito CreaConference

Il Creative Problem Solving è un metodo sperimentato per affrontare un problema o una sfida in modo immaginativo e innovativo. È uno strumento che aiuta le persone a ri-definire i problemi che si presentano, trovare idee innovative e poi mettere in pratica tali idee con lo stesso spirito innovativo.

Una nota educatrice e utilizzatrice di CPS, Ruth Noller, descrive il Creative Problem Solving come la somma delle sue parti:
  • Creative significa avere un elemento di novità, di innovazione e rilevanza.

  • Problem include ogni situazione che presenta una sfida, offre un'opportunità o contiene un dubbio, un ostacolo.

  • Solving significa escogitare modi per rispondere, chiarire o risolvere il problema. Significa anche adattare se stessi alla situazione o adattare la situazione a se stessi.



Il creative problem solving è un metodo che non si limita a trovare una soluzione al problema, ma centinaia.

L'applicazione di una sessione di creative problem solving, non genera 2 o 3 soluzioni tra cui scegliere, ma centinaia.

Come scegliere poi le soluzioni migliori? E' sempre il metodo del creative problem solving che fornisce tecniche e strumenti per pesarle, valutarle, catalogarle e ordinarle attraverso molteplici criteri.

E' un metodo che vede come parte integrante del processo il personale del Cliente e il nostro ruolo è di facilitatori: facilitiamo lo staff del cliente a trovare soluzioni al suo problema.

Il facilitatore stimola e facilita, ma non consiglia, non è infatti un consulente.

Il compito del facilitatore è quello di individuare il problema, di aiutare il cliente a definirlo o ri-definirlo, a impregnarsene per comprenderlo a fondo.

Attraverso il processo del creative problem solving, guida infine il cliente alla ricerca delle soluzioni.

sabato 16 febbraio 2008

La formazione esperienziale

I percorsi di training per i docenti e i formatori non sono molti e spesso si basano su tecniche e testi ormai superati; chi si occupa di formazione esperienziale ha un panorama di scelte per imparare e migliorare ancora più ridotto.

Al formatore tradizionale vengono richieste le medesime capacità degli insegnanti: riuscire a tenere sveglia l'aula e cercare di trasferire in modo semplice e chiaro la lezione.

Nella formazione esperienziale queste sono qualità minori; il formatore deve infatti possedere qualità da leader, deve saper intrattenere, coinvolgere e gestire le dinamiche di gruppo.

In una sessione di training tipica, sia i formatori che gli allievi, devono affrontare esperienze dirette di vario genere, da cui estrapolare tutta una serie di elementi utili per migliorare le proprie abilità, aumentare le proprie conoscenze e ridefinire i valori.

Mentre nella formazione tradizionale gli allievi sono solitamente passivi e spesso annoiati, nella formazione esperienziale il gruppo è attivo, protagonista, coinvolto nella sua stessa formazione secondo il principio del learning by doing.

In questo modo, il processo di apprendimento utilizza la possibilità di imparare dalle conseguenze spontanee, dagli errori come dai successi delle varie sfide e situazioni in cui si trovano il singolo e il gruppo.

L''apprendimento vero e proprio si completa quando queste esperienze, vissute in prima persona, sono seguite dalla fase di debriefing: riflessione, discussione, analisi critica e sintesi sono fondamentali.

Affinché questo processo si svolga nel migliore dei modi, il formatore esperienziale deve riuscire ad ottenere la fiducia e il riconoscimento del gruppo, altrimenti le tensioni interne all'aula e un clima non collaborativo vanificano l'intera sessione.

Davide & Gianni

giovedì 14 febbraio 2008

Le tavole quadrate

Cosa sono le tavole quarate?

Le tavole quadrate sono i nostri workshop della durata massima di 2 ore in cui mostriamo una versione bonsai dei nostri corsi e percorsi.

L'idea di chiamarle tavole quadrate è nata scherzosamente un pomeriggio, dove una successione di analogie, ha portato me e Gianni dalla tavola rotonda di Artù alla definizione comunemente usata oggi per indicare sessioni di discussione e confronto, per passare al tavolo ovale della Casa Bianca e infine al concetto di tavola quadrata.

Un'ulteriore sequenza di collegamenti logici e salti creativi, ci ha portato all'attuale versione: quando, infatti, affrontiamo un argomento, lo sviluppiamo tenendo conto di questi 4 punti focali:

  • Consapevolezza

  • Passione

  • Visione

  • Realizzazione



Quattro punti che uniti formano una tavola quadrata, quattro punti di vista differenti con cui rapportarsi al nostro problema, alla nostra sfida.

Per sapere i programmi delle nostre tavole quadrate potete consultare il nostro sito www.eallaenne.it

Davide

PS: ringrazio Matteo Catullo, è proprio durante un suo workshop che la mia idea, ha ricevuto il giusto fertilizzante

domenica 10 febbraio 2008

Professione facilitatore

Chi è il facilitatore?

Il nome stesso svela la sua missione, il suo compito: facilitare il lavoro del gruppo affinché possa raggiungere l'obiettivo preffisato.

"In Francia viene mirabilmente definito fluidificatore. Si propone come aiuto, attento a valorizzare tutto ciò che può contribuire a trovare soluzioni e non tanto a creare nuovi problemi al cliente", un profeta dell'apprendimento esperienziale.

"Gli unici apprendimenti seri, vale a dire utili per la vita delle persone, sono quelli realizzati attraverso la scoperta, lo stupore, la gioia, l'amore".

Il suo scopo, paradossalmente, è quello di diventare "inutile", di far crescere il gruppo in maniera che, ad un certo punto, non abbia più bisogno di lui.

Il facilitatore non è un animatore turistico, né un docente in cattedra, né un formatore esperto anche se è auspicabile però che abbia nozione delle competenze tipiche di queste figure.

Quella del facilitatore è una nuova professione, una figura variegata e complessa dotata di molteplici doti e abilità.

Innanzitutto deve avere una buona capacità di ascolto e di relazione con le persone, deve capire che tipo di gruppo si trova davanti, deve saper instaurare un clima creativo avendo ben presente quale ruolo giochino le emozioni e i bisogni delle persone.

Non deve spiegare, deve far sentire.

Una seconda qualità è la capacità di analisi e di sintesi che gli consente di comprendere la natura del problema su cui lavorare: il gruppo sta lavorando su un processo di soluzione di un problema? Sul miglioramento di un prodotto e sul suo posizionamento? Sulla soluzione di un conflitto? Su un nuovo concetto da creare? Deve saper dare chiaramente le consegne al gruppo, definire le regole e farle rispettare.

Il facilitatore deve possedere intuizione, capacità d'improvvisare e di adattarsi rapidamente ai cambiamenti: spesso, infatti, il gruppo si muove velocemente da un concetto all'altro, da una direzione ad un'altra.

Il facilitatore deve saper guidare il cambiamento senza influenzarlo, deve saper rilanciare il gruppo con energia così come deve saper frenare l'impeto quando necessario.

Il facilitatore deve saper sostenere l'ansia dell'ignoto: ogni gruppo, ogni progetto è una nave che salpa in mare sconfinato. Naturalmente ha una meta, ma non sa quando e dove la troverà. E questo può generare ansia, preoccupazione.

La sua dote migliore comunque è l'esperienza: il suo metodo è induttivo, parte dall'ipotesi che quella tecnica sia la migliore, e solo provandola saprà se è vero. E' l'esperienza che gli farà scegliere di volta in volta lo stile da utilizzare, direttivo, non direttivo, partecipativo.

Quella del facilitatore è una figura professionale sulla quale è necessario investire: un buon facilitatore infatti può fare la differenza in un gruppo creativo fin dall'inizio, quando si tratta di discutere con il cliente del suo problema e di tracciare il percorso da fare.

Affidarsi ad un facilitatore inesperto può portare il gruppo al fallimento.

Affidarsi ad un facilitatore esperto e competente garantisce di partire col piede giusto e di arrivare sicuramente a destinazione.

Davide & Gianni

La creatività

Che cos'è la creatività?

Il termine creatività è stato importato verso la fine degli anni cinquata dagli Stati Uniti che hanno definito per primi la parola "Creativity".

In tutti questi anni sono state date molteplici definizioni della creatività: per alcuni è considerata semplicemente la capacità di creare, per altri un processo attraverso il quale l'inventore arrivare a creare qualcosa, per altri ancora un processo che, applicando diversi strumenti, porta alla produzione di idee, soluzioni e progetti.

La definizione che più preferisco e che è da tutti riconosciuta come la più valida è la seguente: la creatività è la capacità di realizzare connessioni, nuove e utili, utilizzando elementi esistenti, ma combinati tra loro in maniera nuova e originale.

Questa definizione inoltre apre il mondo della creatività a chiunque: non è un talento con cui si nasce, è qualcosa che tutti noi possiamo esercitare e sviluppare.

La creatività è quindi la nostra capacità che ci spinge a creare mossi da da esigenze di miglioramento e ottimizzazione, di ricerca di soluzioni nuove e diverse.

Come migliorare la propria creatività? Provate a immedesimarvi in queste situazioni

1.Suona la sveglia, è ora di alzarsi. Avete dormito male e, a dirla tutta, vorreste anche tornare a letto a dormire. Oggi però avete la possibilità di intervenire. La più grande ditta che produce letti e materassi, vi ha riconosciuti come massimi esperti e vi dà budget illimitato per creare il letto migliore, quello che sbaraglierà la concorrenza, quello che vi farà dormire sonni ristoratori e che vi farà svegliare freschi come una rosa. Come sarà questo letto? Fate un elenco di possibili soluzioni, pazze, divertenti, originali, assurde, osate e… create!

2.La più famosa casa produttrice di lettori mp3 vi ha scelto per sbaragliare la concorrenza: avete a vostra disposizione qualsiasi cifra purché creiate qualcosa di veramente unico. Rimboccatevi le mani e partite. Quali nuove funzionalità potrebbe avere questo lettore mp3? Di quali materiali potrebbe essere fatto? Di quali forme e colori? E se doveste svilupparlo per dei marziani senza orecchie? O per degli alieni senza mani? Osate, Create, un futuro grandioso aspetta solo voi.

3.Oggi siete Archimede, l’inventore. Zio Paperone, in un eccesso di bontà, ha deciso di mettere a vostra disposizione tutti i suoi averi, per realizzare… Già cosa potreste mai poter realizzare con tutto il denaro custodito nei suoi depositi? Inventate, create, siete in un fumetto, tenetelo sempre a mente, qui tutto è possibile...

Davide

L'immaginazione

Che cos'è l'immaginazione?

L'immaginazione, è la capacità di produrre immagini mentali e idee.

Possiamo immaginare sia la realtà già vista e conosciuta sia tutto quello che proviene dal fantastico e dall'immaginario (nessuno ha mai visto un drago, un unicorno, una chimera eppure ognuno di noi ha un'immagine di queste creature mitologiche nella propria testa).

Quando non svolgiamo attività particolarmente complesse e articolate, quando allentiamo le briglie lasciamo andare la mente lontano, quando siamo liberi di "sognare", la nostra immaginazione è libera di esprimersi con tutta la sua forza.

L'immaginazione non è soltanto visiva, possiamo anche rappresentarci dei suoni, dei movimenti, delle sensazioni.

Nella vita di tutti i giorni siamo continuamente sollecitati da fattori esterni che possono stimolare la nostra immaginazione: musiohe, foto, film, libri, cibo...

L'immaginazione ci permette di combinare insieme ricordi, percezioni, aspirazioni e contesti reali creando qualcosa di nuovo nella nsotra mente trasformato e rielaborato grazie alla fantasia.

E' proprio l'immaginazione che ci viene in aiuto quando abbiamo bisogno di una soluzione totalmente diversa ad un problema: l'approccio tradizionale e logico non funziona ed è dall'immaginazione che dobbiamo trarre un'ispirazione per risolvere il nostro problema.

Come migliorare la propria immaginazione? Provate con questi esercizi
1.Guardate un film o leggete un libro, scegliete un momento qualsiasi per fermarvi e chiedetevi: e se ora il protagonista facesse una scelta diversa? Come si evolverebbe la trama? Cosa cambierebbe? Immaginate…
2.Prendete un giornale, apritelo ad una pagina a caso e scegliete l'articolo dove vi cade l'occhio: chiedetevi e se fossi stato lì? Immaginate…
3.Se vi venisse regalata la famosa bacchetta di Harry Potter e il suo libro di magia, come li vorreste usare? Quali nuove magie vorreste pronunciare? Immaginate…

Davide

La curiosità

Che cos'è la curiosità?

La curiosità è l'istinto che ci spinge a chiedere, ad esplorare l'ignoto e l'incerto, a scoprire e fare esperienze, a comettere errori e ad imparare da questi.

La curiosità è la domanda che ci porta dritti alla risposta.

Eppure troppo spesso la nostra società ci porta a soffocare la curiosità: provate a pensare a tutte le volte che ad una domanda ricevete come risposta "Non sono fatti tuoi", oppure "non ti riguarda", o ancora "capirai quando sei grande" o anche "lasciami in pace".

Altre volte siamo noi stessi ad aver paura di fare domande pensando di essere giudicati stupidi o ignoranti.

Noi esseri umani possiamo anche fare dipeggio, quando ci autoconvinciamo di saperne abbastanza e quindi arriviamo a considerare l'ignoto come "poco interessante".

Come sviluppare quindi la nostra curiosità?

Innanzitutto iniziamo a pensare che non esistono domande stupide e che ogni volta che rinunciamo a chiedere, perdiamo un'occasione per apprendere qualcosa di nuovo.

Proviamo a cercare le risposte anche da soli: nel terzo millennio possiamo fare affidamento oltre che su libri, giornali ed enciclopedie anche su Internet e i suoi milioni di contenuti.

Osserviamo il mondo con occhi nuovi, cerchiamo di notare i piccoli cambiamenti che prima c’erano sfuggiti: nuovi vicini, nuovi negozi, nuovi cartelli, nuove pubblicità

Leggiamo libri di fantascienza: Philip K. Dick, Isaac Asimov, William Gibson e così via..

Coraggio, coltiviamo la nostra curiosità

Davide

mercoledì 6 febbraio 2008

La comunicazione scritta efficace

Avete mai prestato attenzione a quanti testi produciamo ogni giorno?

Sms, email, lettere, preventivi, relazioni, presentazioni... che lista, e potrebbe continuare.

Quante volte vi capita di ricevere in risposta una ulteriore richiesta di chiarimento e di pensare "mi sembrava di essere stato fin troppo chiaro..."

Non è così: avete dato per scontato qualcosa.

La comunicazione scritta, al contrario di quella orale, ci lascia tempo per riflettere e pensare, per riscrivere e riformulare, per fare la "brutta" e poi la "bella".

Scrivere non è come parlare, c'è sempre tempo per tornare indietro e rifare e nessuno lo saprà mai.

Una volta pronunciata una frase, questa assume un tono definitivo: certo volevamo esprimere un concetto, ma il nostro interlocutore ne ha recepito un altro.

La comunicazione scritta, ci aiuta in questo, possiamo scrivere la frase, rileggerla, ripensanrla, riformularla e quando siamo sicuri, sottoporla al destinatario.

Siamo stressati e sempre di corsa, spesso scriviamo di fretta e non rileggiamo: proviamo a fare un piccolo sforzo a non andare sempre a tavoletta, fermiamoci a rileggere quello che abbiamo scritto, facciamo le opportune correzioni del caso (ci sono sempre!) e poi... il testo è pronto!

La comunicazione scritta efficace inizia proprio da qui: da un aspetto molto semplice e basilare; per gli altri trucchi e segreti, dovrete seguirci nelle prossime settimane o se non potete proprio aspettare, iscrivervi ai nostri workshop ;-)

Davide